Discorso dell’anima rapita in contemplazione della Passione del suo Signore

Che avevi tu fatto, o mio dolce Salvatore! Oh mio benedetto Redentore! Che tu sia stato così indegnamente tradito da Giuda, venduto ai Giudei, preso e legato come un ladrone e condotto come un agnello al macello? Che male avevi tu fatto di dover essere così falsamente accusato ed ingiustamente condannato, davanti ad Hanna e davanti a Caiafa, sommi sacerdoti dei Giudei, e davanti al tribunale di Pilato, giudice pagano e governatore di Cesare? Qual era la tua offesa, o che ingiuria facesti mai ad altri, che tu sia stato così spietatamente flagellato e coronato di spine, schernito, ingiuriato con parole, schiaffeggiato e percosso con verghe? Signore, qual era il tuo crimine per cui fosti sputato in faccia? Che le tue vesti siano state divise, le tue mani e i suoi piedi inchiodati alla croce? Che tu sia stato trattato come un uomo maledetto e crocifisso fra due ladroni? Che tu abbia dovuto bere fiele ed aceto, e nella tua agonia portare il peso dell’ira di Dio che ti fece gridare come se tu fossi stato abbandonato da Dio tuo Padre? Anzi, che con una lancia crudele ti sia stato forato il tuo cuore innocente, ed abbia sparso il tuo prezioso sangue davanti agli occhi della tua benedetta Madre? Mio dolce Salvatore, che tormenti hai sofferto tu in quell’estremità! 

Io sono tutto stupefatto soltanto a pensarvi. Io ricerco se vi fosse stata in te una qualche colpa, ma io non trovo alcun misfatto in te. No, no, frode alcuna non fu trovata nella tua bocca; nessuno dei tuoi nemici non ardiva accusarti; i falsi testimoni si contraddicevano nelle loro testimonianze. Il giudice che ti condanna pubblica la tua innocenza; la sua moglie gli manda a dire che aveva sofferto molto per te in sogno, che tu eri giusto e che egli non avesse da fare nulla con te. Il centurione che fu presente alla tua morte, confessò che tu eri veramente giusto e il Figlio di Dio. Uno dei ladroni crocefissi con te ti giustificò quando disse che tu non avevi commesso alcun misfatto. Qual è dunque la ragione, o Signore, della tua crudele ignominia, di tante sofferenze e della tua morte? 

Signore, io sono la causa di tutti I tuoi dolori; i miei peccati ti hanno esposto a vituperio, e le mie iniquità ad ignominia. Io ho commesso il fallo e tu sei stato castigato; io sono colpevole e tu sei stato chiamato a giudizio; io ho commesso il peccato e tu hai sofferto la morte; io sono il reo e tu sei stato attaccato alla croce! Oh profondità dell’amore di Dio! Oh meravigliosa disposizione della grazia celeste! Oh immensa grandezza della misericordia divina! L’uomo trasgredisce e Dio è punito! Il colpevole e liberato e l’innocente è condannato! Il malfattore è assolto ed il giusto oppresso! Ciò che lo scellerato ha meritato lo patisce il giusto! Il servitore commette l’errore e il padrone ne porta la pena. Che potrei dire di più? L’uomo peccatore è reso immortale ed Iddio muore! 

Oh Figliol di Dio, chi potrebbe a sufficienza esprimere il tuo amore, ammirare la tua pietà, celebrare le tue lodi? Io ero superbo e tu ti sei umiliato; io ero ribelle e tu sei stato ubbidiente; io ho mangiato il frutto proibito e tu sei stato fatto maledizione per me sull’albero della croce; io sono stato goloso e tu hai digiunato! La cattiva concupiscenza mi adescò a mangiare del frutto dilettevole ai miei occhi ed una carità perfetta ti fece bere dall’amaro calice dell’ira di Dio. Oh Dio mio! Io vedo qui la tua bontà e la mia malvagità, la tua giustizia e la mia ingiustizia, empietà della mia carne e la pietà della tua natura! Oh benedetto Salvatore: tu hai sofferto tutte queste cose per amor mio! 

Che ti renderò io per tutti questi benefici con I quali tu hai arricchito la mia anima? Signore, io riconosco di non potere soddisfare ciò che ti devo per la mia creazione; perché anche solo da quel punto di vista io sarei obbligato ad amarti ed adorarti con tutto il mio cuore e con tutto il mio affetto! Se io ti dovevo me stesso per la mia creazione, che ti renderò io ora che tu hai dato te stesso per me ed hai sofferto una morte così crudele per riscattarmi? Era già un gran beneficio aver voluto crearmi, ma qual lingua può esprimere la grandezza di quella Grazia, che mi hai fatto sì da riscattarmi a così tanto prezzo, quando io ero meno che niente? Certamente, Signore, se io non posso ringraziarti come devo (e chi potrebbe darti cosa alcuna, atteso che tu dai le tue grazie senza considerazione di alcun merito, o senza alcuna proporzione?), il gran numero delle tue benedizioni sanno salirmi; come posso io pagare il capitale, io che non posso soddisfare la minima parte delle sostanze e degli interessi del tuo amore? Ma tu sai, Signore, che dopo aver perduto la tua immagine, per il fallo dei miei progenitori, io non posso amarti con tutte le mie forze e con tutto il mio cuore come dovrei. Dunque, come tu mi hai amato quando io ero figlio dell’ira e nella massa corrotta del mondo condannato alla dannazione eterna, così io ti prego ora che ti piaccia spandere il tuo amore, per mezzo del tuo Santo Spirito, in tutte le facoltà della mia anima e in tutti I miei affetti. Benché io non possa amarti come sarei obbligato a fare, pure là che io mi sforzi almeno di servirti e di piacerti, in modo che I miei deboli sforzi ti siano graditi per la tua grazia, affinché io possa amare il mio prossimo con un cuore sincero come me stesso, per amor di te; ed amarti sopra ogni altra cosa per amore di te stesso. Che niente mi aggradisca se non ciò che aggrada a te; e non permettere, o benignissimo Salvatore, che perisca colui che tu hai riscattato col tuo prezioso sangue. Oh Signore, fa che io non mi dimentichi mai del tuo infinito amore e dell’inenarrabile beneficio della mia redenzione, senza la quale sarebbe stato meglio che io non fossi mai nato, che d’aver ricevuto l’essere. 

E poiché ti è piaciuto assistermi con il tuo santo Spirito, permettimi, o Padre celeste, che sei il Padre degli spiriti, di dirti ancora qualche parola nel nome e per amore del tuo Figliolo. Oh Padre mio, non rigettarmi per I miei peccati, come io ho meritato; anzi, tu misericordioso verso di me, per amore del tuo unico Figliolo, il quale ha patito tanto per me. Tu non vedi altro in me che miseria ed iniquità, che provocano contro di me la tua giusta ira. Ma volgi gli occhi sui meriti del tuo Figliolo e li troverai come sufficienti, che ti commuoveranno a pietà e compassione. Contempla il mistero della sua incarnazione; perdonami e rimettimi la pena delle mie trasgressioni. Ed ogni volta che tu guardi le piaghe del tuo Figliolo, nascondi e caccia via da te l’orrore dei miei peccati. Quando il suo sangue gronda davanti a te, siano i miei peccati cancellati dal tuo libro. La mia carne fragile ha provocato la tua giusta ira, ma io ti supplico che la purezza della tua carne ti persuada ad usarmi misericordia, e che come la mia carne mi ha fatto peccare, la sua carne mi riconcili a te. La mia disubbidienza ha meritato una grande vendetta, ma la sua ubbidienza merita maggior misericordia. Ciò che l’uomo merita di soffrire, Iddio fattosi uomo merita che gli sia perdonato. 

Quando io considero la moltitudine delle sue sofferenze, io vedo verificato ciò che è stato detto, che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i più grandi peccatori. Dunque, come ardisti tu dire, o sventurato Caino, che la tua iniquità era più grande di quanto tu potessi portare? Tu mentisti come un assassino. Le misericordie di un solo Gesù Cristo sono più che potenti e più che sufficienti per lavare un milione di Caini, purché credano e si pentano. I peccati di tutti I peccatori sono finiti, ma misericordia di Dio è infinita. Laonde, oh Dio, per amore dell’amara morte e della sanguinosa Passione che il tuo Figliolo Gesù Cristo ha sofferta per me, e che ora mi rappresento davanti agli occhi, perdonami tutti i miei peccati e liberami dalla maledizione e dalla pena che hanno giustamente meritato. E per i suoi meriti, oh Signore, fammi partecipe della tua misericordia, alla cui porta io picchio con tanto ardire ed ardore. Io nella mia importunità non cesserò di bussare, simile a colui che domandava in prestito i pani dal suo amico, fintanto che tu non ti levi e mi apri la porta della tua grazia. E se tu non vuoi darmi pani interi, Signore, non ricusarmi almeno le briciole della tua misericordia, che contenteranno il tuo povero figliolo affamato. E poiché tu non richiedi altro da me, in riconoscenza di tutte le tue benedizioni, se non che io t’ami d’un cuor sincero (del quale la nuova creatura è il più verace testimonio eterno) e che ti è così facile di me fare una nuova creatura, come di comandarmelo: crea in me, Signor Gesù, un cuor nuovo e rinnova dentro di me il tuo divino Spirito. Allora, essendo mortificato il vecchio Adamo, con tutti I suoi desideri carnali), tu vedrai che io ti servirò come un uomo rigenerato, che io vivrò in novità di vita, che io camminerò per una nuova strada, guidato da una nuova luce; che I miei pensieri, le mie parole, le mie azioni saranno tutte nuove; e che io non sarò più niente se non alla gloria del tuo gran Nome, ad utilità dei tuoi figlioli ed alla conversione delle anime peccatrici, che si avvaleranno del mio esempio. Preservami, o Salvatore mio, dai tormenti dell’inferno e dalla tirannia del Diavolo; e quando io avrò finito il corso di questa vita, manda I tuoi santi angeli che mi portino (come portarono l’anima del povero Lazzaro) nel tuo celeste Regno. Ricevimi allora nel tuo paradiso come ricevesti il ladrone convertito nel giorno della tua morte. 

(Lewis Bayly, 1565-1631)